Il 1° aprile 1321 moriva a Avignone il Cardinal Niccolò da Prato. Personaggio decisamente importante nella vita del suo tempo: nato nel 1250, entrò giovanissimo nel convento di Santa Maria Novella, divenne Vescovo di Spoleto, poi di Ostia e fu creato cardinale all’inizio del Trecento. Visse così da protagonista gli inizi della cattività avignonese della Chiesa e fu per il Papa ambasciatore nelle città italiane dilaniate dalla lotta tra le fazioni. Il suo segretario ad Avignone sarà il padre di Francesco Petrarca che lo ricorda con affetto nelle sue Senili:
…un cardinale, che me fanciullo ebbe assai caro in grazia del padre mio, ed essendo Vescovo d’Ostia, ebbe splendore di nome non tanto dal grado e dalle ricchezze, quanto dalla prudenza e dalle lettere.
Amico di Dante, che gli dedica la sua prima epistola, con accenti di stima filiale:
Al reverendissimo padre in Cristo, al più caro dei propri signori Nicolò, per celeste misericordia vescovo d’Ostia e Velletri, legato della Sede Apostolica nonché ordinato dalla sacrosanta Chiesa paciere in Toscana, Romagna e Marca Trevigiana e nelle regioni circostanti….
Come figli non ingrati dunque vedemmo la lettera della pia vostra Paternità, che, riecheggiando i principi di tutto il nostro desiderio, di colpo le nostre menti di tanta gioia inondò quanta nessuno potrebbe con la parola o il pensiero misurare…
Perciò supplichiamo la pietà vostra clementissima con voce filiale e con infinito affetto di voler irrigare del sopore di tranquillità e pace quella Firenze così a lungo agitata e di tener raccomandati come pio padre noi che sempre siamo alla difesa del suo popolo e le cose che son nel nostro diritto; noi che, come non desistemmo mai dall’amore della patria, così non intendiamo mai uscire dai confini dei vostri ordini, ma ubbidire sempre tanto debitamente quanto devotamente a qualsiasi vostro comando.
Con Dante condivide anche l’anno della fine e ora, la celebrazione del 7° centenario della morte del poeta, si intreccia con quello del nostro Cardinal Niccolò che volle – nel suo testamento – dedicare i suoi beni alla costruzione di un monastero domenicano femminile nella sua città natale: ecco che nasce San Niccolò.
La storia di Prato è segnata da questa cultura del dono: è dono del mercante Michele la Cintola della Vergine; è dono l’Ospedale di Dolce o il Ceppo di Francesco Datini; è dono San Niccolò. Fa riflettere che l’orizzonte normale della vita di questi uomini fosse il bene del mondo, tanto che sentivano erede dei loro patrimoni tutta la comunità cittadina alla quale appartenevano.
In questo centenario, vorremmo rimettere a tema alcuni di questi spunti:
- la figura del Cardinal Niccolò di cui Prato deve riappropriarsi;
- il suo legame con Dante nell’anno del settimo centenario della morte del grande poeta;
- il senso del dono alla comunità, flessione personale di una cultura segnata dalla tensione al bene comune.
Molte le iniziative previste per i prossimi mesi:
- 3 dicembre 2020: video di lancio del Centenario;
- 3 dicembre 2020: i bambini della Primaria pianteranno nell’Orto di Vigna il Frutteto del Centenario;
- 700 anni di Natale: videoauguri con le Natività più belle conservate a San Niccolò;
- tra gennaio e maggio: aperture al pubblico nel fine settimana del complesso monastico a cura di ArteMia;
- ancora tra gennaio e maggio: un concorso letterario di racconti brevi scritti dai ragazzi delle scuole medie e superiori: opere di narrativa di vario genere con l’unico “trait d’union” di essere ambientate in una o più stanze del nostro Conservatorio;
- cortometraggio sulla storia del Cardinale e l’inizio di San Niccolò
- aprile: convegno scientifico su Cardinal Niccolò e inizio San Niccolò;
- fine maggio: Il dono continua: grande evento con lancio della ristrutturazione dell’ex Noviziato.
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